S. Bernardino da Siena e il convento degli osservanti

È stato celebrato quest'anno, per iniziativa dei benemeriti padri del convento di S. Bernardino, il quinto centenario della venuta del grande Santo da Siena in Orte. Ed alla celebrazione ha partecipato con vivo entusiasmo il popolo ortano. infatti la venuta di S. Bernardino a Orte, la sua predicazione e la sua opera, sono annoverati non solo fra i fasti migliori della nostra storia cittadina, ma sono anche e più specialmente ricordati attraverso una tradizione secolare bellissima. Accadono talvolta nella vita di un popolo, dei fatti straordinari, che, benché non consacrati da documenti storici ed autentici tramandati ai posteri, tuttavia la loro eco risuona sempre di generazione in generazione, meglio che tra le pagine di un libro o fra le righe di una iscrizione lapidaria. La venuta di S. Bernardino a Orte, cinque secoli fa, suscitò certamente una impressione profonda nel popolo nostro che due secoli prima era stato testimonio della mirabile vita del Poverello d'Assisi ed era rimasto affascinato dalla sua parola.

Il Gonzaga ed il Wadding (Gonzaga - De orig. seraph. relig. p.II em.23 - Wadding -Annales - anno 1463) ricordano nelle loro storie francescane che S. Bernardino da Siena venne in Orte a predicare la parola di Dio, e tanto efficace fu la sua predicazione che gli Ortani vollero, per pubblica sottoscrizione erigere un piccolo convento ove potesse essere, dal santo, istituita una comunità dei frati minori osservanti. Da tale fatto si desume, come del resto affermano gli storici suddetti, che la comunità dei minori osservanti fu istituita quì proprio da S. Bernardino durante la sua permanenza a Orte. Quale e dove sia stato questo piccolo convento costruito dal popolo ortano, esattamente non si sa. È vero che il Gonzaga ed il Wadding dicono che quel primo convento fu in seguito, e cioè nel 1463, modificato ed ampliato per lascito di Domenico Santi, cittadino ortano, e che quindi sarebbe stato costruito dove è l'attuale convento, ma il P. Casimiro da Roma sostiene (P. Casimiro da Roma - Op. cit.) in contraddizione cogli altri storici, che gli Ortani, durante il soggiorno di S. Bernardino a Orte, stabilirono effettivamente di costruire un convento per i frati osservanti, ma tale costruzione fu differita a molti anni dopo, e cioè al 1463, quando Domenico Santi, morendo, lasciò le sue sostanze a tale scopo. Noi invece troviamo molto più rispondente al vero l'asserzione del Gonzaga e del Wadding, ritenendo però (e l'ipotesi non è, del resto, azzardata) che il convento costruito dagli ortani in seguito a pubblica sottoscrizione, durante il soggiorno ortano del Santo, sia il romitorio della Trinità, a pochi passi dal convento di S. Bernardino dove i frati probabilmente si trasferirono nel 1463, allorché con le sostanze lasciate dal Santi, ne fu ultimata la costruzione. Sul frontale della chiesa di S. Bernardino si legge tuttora una lapide così concepita:

TEMPORE DIVI JESU CHRISTI

ANNO DOMINI MCCCCLXIII

PONTIFICATUS PII PAPAE II MENSE MAIJ DIE XXII

DOMINICUS SANCTUS SANCTO BERNARDINO

HANC SANCTAM DOMUM SUO IMPENSA INSTITUI MANDAVIT

 

Il Leoncini narra che S. Bernardino, venuto in Orte, prese dimora coi suoi frati in alcune caverne scavate nel tufo, poste in località detta <<Civita Deserta>> perché pare che ivi esistesse nell'epoca etrusca una città, sul colle chiamato ora di S. Bernardino, di fronte alla città, dalla parte di mezzogiorno. Il piccolo santuario della Trinità è scavato appunto nel tufo e può darsi che fu proprio quella la prima dimora di S. Bernardino e dei suoi compagni.

Dove invece sorge l'attuale convento esisteva una cappellina dedicata alla Vergine e quivi S. Bernardino rivolgeva ai fedeli le sue sacre concioni. Forse il quadro della Madonna che si venerava in quella cappellina, è lo stesso posto ora sull'altare maggiore della chiesa del convento. Un affresco, fra i diversi venuti recentemente alla luce sulle pareti del chiostro del convento, e riguardanti vari episodi della vita di S. Bernardino da Siena, raffigura il Santo che predica ai fedeli davanti ad una cappella: sullo sfondo del dipinto si vede la città di Orte con le sue torri ed i suoi palazzi, cinta da un'alta muraglia. Comunque sia è certo che S. Bernardino nella sua venuta a Orte, stabilì qui una comunità dei frati minori dell'osservanza. Tale fatto pare sia avvenuto nel 1426: ciò si ritiene anche dal P. Casimiro da Roma nelle sue menzionate memorie storiche intorno ai conventi della provincia romana, ed anche perché in tale anno il Santo ebbe la facoltà dal Papa Martino V di istituire i conventi dell'osservanza.

Vuole la tradizione che il pregevole quadro dell'Assunta esistente nella chiesa cattedrale, sia stato donato da S. Bernardino in ricordo della sua missione qui efficacemente svolta. Questo dipinto su tavola, poco tempo fa ritoccato per cura della Direzione delle Belle Arti, rimonta effettivamente al 1421 ed è opera di Taddeo di Bartolo, distinto artista senese dell'epoca.

Vuole ancora la tradizione che S. Bernardino abbia fondato, durante la sua permanenza in Orte, la Compagnia del Nome di Gesù, soppressa nel 1726 sotto il vescovato di Mons. Tenderini, per mandare le rendite di cui godeva, a beneficio della fabbrica della nuoca cattedrale. Sembra invece che tale compagnia sia stata fondata nel 1580 da un frate dell'ordine dei Predicatori: questo risulta da alcuni documenti da noi rintracciati nell'archivio della Curia vescovile, nei quali però si fa anche menzione della tradizione popolare che attribuiva a S. Bernardino la fondazione di quella Compagnia. Si sa in ogni modo che i confratelli del Nome di Gesù ogni anno, nel giorno dedicato a S. Bernardino, si recavano processionalmente alla chiesa dei minori dove avevano solenni cerimonie sacre. E questa usanza, ricordata da P. Casimiro, e mai interrotta per lo spazio di tanti anni, deve avere avuto di certo uno speciale significato.

Quanto sia stata efficace in Orte la propaganda di S. Bernardino per il Nome di Gesù, è dimostrato dal fatto che quasi tutte le abitazioni antiche recano tuttora sui muri il Sacro Segno: basta infatti volgere lo sguardo sui portali magnifici dei palazzi nobili come sulle porte di umili casette, dappertutto, dove non giunse il piccone demolitore o il pennello della modernità, si vedrà scolpito il Nome di Gesù secondo la foggia voluta da S. Bernardino il quale lasciò anche in Orte una tavoletta originale del Sacro Segno e che si conserva nella chiesa dei Minori. Pure nella chiesa del Convento si conserva il cappuccio del Santo, reliquia tenuta in grande venerazione dal popolo.

Giulio Roscio, illustre letterato, vissuto nel secolo XVI, volle porre sul luogo dove è conservata la reliquia, la seguente iscrizione:<< D. Bernardini Caputio Antiquae Urbis Desertae - Solatio celebritatis - Julius Roscius Hortinus - Loculum D.>> ed in alcuni versi latini in cui descrive il convento di S. Bernardino, ricorda anche la devozione del popolo ortano per quella reliquia.

La predicazione di S. Bernardino a Orte lasciò certamente un ricordo profondo nel nostro popolo; per devozione a Lui, e seguendo i Suoi ammaestramenti vari concittadini vestirono il saio di S. Francesco, alcuni dei quali, per santità e dottrina si distinsero fra i migliori dell'ordine minoritico.

Ricordiamo fra questi, i Beati Benigno e Giovanni Ortani, il primo morto a Palermo nel convento del Gancia dopo aver esplicato tutto un ardente apostolato di fede nella Sicilia, il secondo a Roma nel convento di Aracolei; il P. Francesco Franceschini (Il P. Theuli, nell'opera più volte citata, ricorda il P. Francesco dé Franceschinis da Orte fra i frati insigni che vissero nel convento di San Francesco dé minori Conventuali mentre il P. Casimiro da Roma lo pone fra gli "Osservanti"), Ministro Provinciale di Aracoeli nel 1499 e nel 1501, confessore di Giulio II dal quale, nel 1506 fu eletto Vescovo di Orte con grande giubilo dei suoi concittadini; il P. Santi di Orte che fu varie volte ministro provinciale ed altri molti.

Nella chiesa di S. Bernardino si conservano parecchie reliquie di Santi, fra cui quelle dei santi martiri Quirino ed Aurelio donate nel 1667 da Mons. Ambrogio Landucci Vescovo di Porfirio e sacrista dei sacri Palazzi al P. Domenico Vanni della Compagnia di Gesù, e da questo alla chiesa di S. Bernardino dove furono solennemente trasportate il 20 aprile 1668.

Quasi sotto il pulpito della chiesa stessa, riposa il corpo del Ven. Francesco da Gualdo di Nocera, terziario francescano, morto in fama di santità nel 1670. del medesimo servo di Dio abbiamo alcune notizie dal P. Casimiro, il quale dice che Francesco da Gualdo visse molti anni nel convento di S. Bernardino con grande mortificazione ed esemplarità del popolo da cui era singolarmente amato. Essendo stato assalito da grave infermità, fu mandato al pubblico ospedale della città per compiacere agli ortani e quivi dopo aver sofferto con straordinaria pazienza l'intero spazio di nove mesi di malattia, morì il 3 novembre 1670 con segni manifesti di pietà cristiana e con dispiacere universale degli ortani. Narra ancora il P. Casimiro che trenta ore dopo la morte, il corpo di Frate Francesco fu coperto di sudore e dopo oltre quaranta ore gli fu aperta una vena e ne uscì sangue rubicondo come se fosse stato vivente. I dirigenti dell'ospedale di Santa Croce, si ricusarono prima di consegnare quelle sacre spoglie ai religiosi di S. Bernardino, ma dopo lunghe discussioni fu stabilito che i precordi rimanessero all'ospedale e il corpo fosse rilasciato ai frati. Il trasporto del venerato corpo alla chiesa dei minori fu una grande manifestazione di cordoglio e di fede: vi parteciparono anche numerose persone accorse dai paesi vicini e dove era giunta l'eco delle virtù dell'umile fraticello. Le interiora rimaste all'ospedale furono racchiuse in una vettina e murate sotto l'altare del Crocifisso nella chiesa di Santa Croce.

Il convento dei minori, posto sopra un ameno colle, di fronte alla città, è attualmente uno dei migliori della Romana provincia di Aracoleli. Vi è annesso un fiorente collegio serafico che raccoglie circa un centinaio di giovinetti destinati a svolgere l'apostolato francescano di bene ed a portare la parola di Dio in ogni angolo della terra, sulle orme di tanti gloriosi martiri. Ricordiamo che in questo convento compì il noviziato anche il Beato Giovanni da Triora, martirizzato in Cina, a Kang Si, nel 1816. Nel 1664 vi aveva compiuto il noviziato pure il P. Michelangelo Forolfo da Candia che ebbe qui anche il sacramento della Cresima, da Mons. Altini. Il P. Michelangelo, fu promosso a molti governi e per la sua dottrina e prudenza ebbe varie importanti missioni dalla S. Sede. Esplicò anche il suo apostolato nelle isole dell'Egeo. Dopo aver ricusati i vescovadi di Tivoli e di Crema, fu costretto da Clemente XI ad accettare nel 1713 quello di Trau in Dalmazia.